Levitazioni,
sine nostalghia
Architectural Workshop
Advanced architectural design workshop.
Instructors: Sara Marini
“Serve una nuova luce, serve spazzare via con un colpo d’ala meccanica e una forte folata di vento le narrazioni già date per lasciare spazio al racconto di una nuova occupazione. Le macchine sceniche immesse, come libri, sono oggetti autonomi, indipendenti dalle tracce esistenti, capaci di aprirsi allestendo teatri di vita.
Le macchine sceniche si sfogliano come testi, espongono e producono narrazioni, contengono tutte le predisposizioni spaziali e le tecnologie necessarie a rivitalizzare il territorio, hanno diverse con gurazioni per rivelare e per equipaggiare, per ricordare l’occorrenza del cambiamento, le ragioni dell’occasione e dell’occasionale.
Le nuove architetture possono articolare cinque storie distinte come condividere la stessa storia, sono infrastrutture di energia e acqua che rendono abitabile il territorio trovato, che si offrono come palchi a tempo determinato.
Le tracce esistenti cambieranno nel tempo in base ai nuovi usi collettivi impostati dalle macchine sceniche: continueranno la loro storia fatta di abbandono, saranno macerie per nuove costruzioni, verranno usate come
ruderi di un parco archeologico, saranno coinvolte, loro malgrado, dalle nuove dina- miche immesse.
Il paesaggio, realizzati gli ipotetici progetti, propone la contrapposizione tra nuovo ed esistente, tra tracce di nuove e vecchie occupazioni, fonde diverse nature del temporaneo. L’area continua così ad essere un luogo attrezzato per ospitare riti di passaggio un tempo legati alla coltivazione della terra, poi resi possibili dalle macchine sceniche che producono usi multipli e non alloggiano zone funzionali. Architetture con i colori della terra rifondano il paesaggio per ospitare un’altra storia di passaggio.”
Sara Marini
Premessa /
Un territorio ha concluso il proprio ciclo di vita
I Atto /
Le casodde, corpi abbandonati, incastrati fra le pietre pesanti e addormentate, si dedicano all’atto di scrutare l’immobilità all’interno dei loro corpi in favore di un sé che non c’è.
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II Atto /
Un palco senza fondale si insedia nel paesaggio modellato dalla terra color ruggine collezionando sotto di sé i costrutti in una nuova coreografia. La macchina architettonica crea sollevamenti verticali fra instabili equilibri che rivelano sul terreno la traccia di abitazioni che ora non sono più.
III Atto /
A seguito del sollevamento le casodde superano i confini della loro stessa pelle: si scorpano, si frantumano; la massa diventa vuoto. La terra si risveglia.